Lettera aperta all’On. Boccia
Caro Francesco,
nell’ultima Direzione nazionale ho avuto modo di dirti cosa penso delle riforme costituzionali e della posizione di parte della minoranza interna del nostro partito.
Tu hai replicato spiegandoci le tue ragioni.
Non voglio però lasciare cadere qui la discussione, visto la stima che nutro nei tuoi confronti e la storia comune che ci lega.
Ieri alcuni di noi hanno ricordato come già nel 2001 il centrosinistra avesse votato da solo la riforma costituzionale del titolo V. Anche in quel caso Forza Italia, che aveva scritto con noi la riforma durante la prima lettura, cambiò poi posizione e decise di non partecipare al voto finale.
Gianclaudio Bressa ha ben ricordato i numeri con cui quella riforma fu approvata in Parlamento (alla Camera i presenti furono 334, i votanti 328, i favorevoli 316), numeri che – come vedi – non sono dissimili da quelli con cui la scorsa settimana avete votato gli emendamenti al DDL Boschi.
In quell’occasione, come oggi, si cercò l’accordo con tutti, ma poi, al momento di chiudere, Berlusconi si sfilò e i nostri partiti andarono avanti da soli.
Non vale a spiegare quegli eventi la ricostruzione datane ieri da D’Attorre, che ha provato ad addossare la presunta responsabilità politica della scelta di riformare a maggioranza la Costituzione al solo Rutelli, che a quei tempi era sindaco uscente di Roma e, pur come candidato premier del centrosinistra alle elezioni politiche del 2001, non governava certo i gruppi parlamentari; ricordo che alla fine della XIII legislatura i DS contavano 161 deputati, il PPI 56 e i Democratici di Prodi 20. Ricordo incidentalmente che il Governo in carica, il II Amato, aveva Bersani ministro dei trasporti e che, tra i voti favorevoli alla riforma, ci fu anche quello dell’on. D’Alema.
É ovvio che tutto il gruppo dirigente del centrosinistra di allora sostenne questa scelta.
Tanti di coloro che reclamano oggi contro questa scelta “cesaristica” di Renzi, hanno seguito lo stesso metodo quattordici anni fa.
Certo, nella vita può capitare di cambiare idea, ma trovo curioso che ora – a idee mutate – mostrino così tanta acrimonia nel condannare le scelte attuali del nostro segretario.
Tu, Fassina e D’Attorre ieri avete detto: “fermiamoci e riprendiamo il dialogo con le opposizioni”.
Poiché sono convinto, come voi, che le riforme vadano scritte con un ampio concorso di forze, potrei essere d’accordo.
Ma questa legislatura é iniziata nel marzo del 2013; sono già passati quasi due anni, non siamo al punto zero del percorso.
Il Movimento Cinquestelle ha dimostrato in modo inequivocabile di preferire i tetti di Montecitorio al confronto parlamentare.
SEL ha abbracciato le posizioni più conservatrici, trovando identità e sicurezza nelle battaglie ideologiche del secolo scorso.
Forza Italia ha condiviso l’iter della riforma costituzionale, contribuendo così tanto a scrivere il testo che un bel pezzo del nostro partito ha protestato per mesi contro il cd. Patto del Nazareno; poi la scelta del PD di votare Mattarella ha prodotto l’Aventino dei forzisti.
Tu dici: “se almeno una delle opposizioni fosse d’accordo con noi, potremmo andare avanti, ma da soli no, meglio fermarsi”.
I precedenti storici del 2001 e del 2006, come sappiamo, vanno in altro senso.
Ma credo che vada in altro senso quello che ci chiedono i nostri elettori, la gente comune, che attende da noi il cambiamento nel profondo di questo Paese.
Se fossi un parlamentare della Repubblica, vivrei con l’ossessione di fallire un’altra volta l’appuntamento con le riforme.
Spero davvero che le opposizioni possano tornare ad un atteggiamento più rispettoso del Parlamento e quindi riprendere insieme a noi i lavori in Aula. Ma non possiamo attenderli sine die, né possiamo attribuire loro un diritto di veto.
Non sono loro che hanno ricevuto il 40% dei voti, non é da loro che gli italiani attendono le riforme. É a noi che spetta questo onere.
Credo infine che, qualunque convinzione ciascuno di noi possa maturare su questo tema, sia questione di lealtà nei confronti del proprio partito adeguarsi alla linea politica decisa dalla Direzione nazionale e dalla maggioranza dei gruppi parlamentari. Un grande statista, tuo conterraneo, Aldo Moro, ci ha insegnato che in politica “è meglio sbagliare insieme che avere ragione da soli”.Credo che la comunità-partito abbia un valore se, alla fine di una discussione tra liberi, ci si compatta su una decisione e si fa fronte comune.
Solo l’unità e la determinazione del PD può salvare questo Paese.
Ti saluto con amicizia.
Davide Gariglio
mi dispiace ma sono d’accordo con Boccia. La riforma della Costituzione è troppo importante per essere fatta a colpi di una maggioranza fasulla quale è quella che esiste in Parlamento. Bisogna assolutamente trovare maggiore condivisione nell’ambito parlamentare. In caso contrario si deve ammettere che le riforme imposte da Renzi NON si debbono fare per il bene dell’Italia e della nostra democrazia. Cari saluti. Giuseppe Cicoria