Le comunicazioni di Gentiloni sulla crisi siriana
Non possiamo accettare si torni, un secolo dopo fine prima guerra mondiale, ad uso di armi chimiche. Il regime di Assad ne ha fatto ripetutamente uso: nella notte del 7 aprile la città di Douma è stata oggetto di un attacco proprio con queste armi.
In base a tutto ciò, ho definito come motivata la risposta del 14/4 da parte di USA, Francia e UK. E’ stata una risposta motivata e circoscritta, senza vittime civili, indirizzata su tre siti di potenziale fabbricazione di agenti chimici. E’ stata peraltro una risposta comunicata ad altri Paesi, come la Russia, presenti in Siria
L’Italia non ha partecipato a questa iniziativa: abbiamo dato solo supporto mediante la base aerea di Aviano, con la condizione che dal nostro territorio non partissero azioni militari sulla Siria.
Da anni diciamo che non ci si può basare sull’uso della forza. Il regime è responsabile di crimini inauditi ed è un regime orribile che usa armi chimiche contro il suo popolo. Ma contro questo regime orribile il dialogo è inevitabile.
Alcuni ministri esteri di altri Paesi dicevano che prima del dialogo bisognava cacciare Assad; risolvere militarmente il problema si è dimostrato impossibile. In Siria ci sono zone che possono diventare teatro di nuove stragi.
Noi dobbiamo cercare una soluzione negoziale di questa questione e il ruolo della Russia su questo è fondamentale.
Ora che la battaglia contro Daesh è stata vinta, è il momento di una transizione che metta insieme le varie forze.
Questo deve essere il contributo italiano, visto che la nostra posizione, che conserviamo da sette anni, si è dimostrata sempre più inevitabile
L’Italia non è un Paese neutrale tra Alleanza atlantica e Russia: l’Italia è un coerente alleato degli USA (e non di questa o quest’altra amministrazione americana). E’ la nostra scelta di campo.
Non c’è solo riconoscenza verso chi ha liberato il nostro Paese dalla dittatura.
Nessuna stagione di sovranità può portarci ad abbandonare l’Occidente ed i nostri valori.
Si può essere coerentemente stare in Alleanza atlantica e coerentemente segnare i propri punti di vista
Non dobbiamo mai rinunciare al doppio binario: sottolineare le critiche alla Russia quando è il caso, ma tenere costantemente aperto il dialogo. Alla fermezza dobbiamo associare l’apertura e il dialogo con un grande vicino come la Russia.
Questo non è nell’interesse del governo dimissionario, ma dell’Italia.
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